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Si può rischiare con la tua impresa?

Postato da: hadmin 11 Maggio 2020 Nessun commento

L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa […]

Codice Civile Art. 2086

Per far crescere l’impresa, soprattutto nella complessità di cui abbiamo parlato, è essenziale che ci sia qualcuno che abbia interesse a mettere il capitale necessario.

 

Comprendere il perimetro di questo interesse è fondamentale.

 

L’imprenditore innanzitutto ha interesse che la sua idea si realizzi, che la sua impresa si sviluppi nel tempo e che il capitale che ha investito cresca.

Per raggiungere questo obiettivo non può fare a meno di “partner” che, insieme a lui, abbiano interesse a mettere a disposizione il denaro di cui l’impresa ha bisogno.

 

Banche, operatori fintech e investitori di varia natura sono aziende che hanno come obiettivo quello di impiegare capitali in attività in grado di accrescerne il valore, hanno quindi un interesse definito dalla loro mission a diventare partner dell’impresa.

 

Volendo concentrarci sul partner bancario (parleremo prossimamente degli altri soggetti) si può affermare che:

  • la banca “deve” mettere i propri capitali a disposizione dell’impresa ma, come qualunque azienda, ha regole e prassi precise per affrontare il rischio che la sua attività comporta.
  • l’imprenditore deve conoscere perfettamente come la banca opera e deve gestire l’azienda secondo un assetto organizzativo adeguato a valutare e affrontare i rischi comunicando costantemente con la banca.

Il rischio per la banca rispetto agli impieghi (linee di credito) risiede nella possibilità di non ottenere capitale e/o interessi (fallimento del beneficiario) oppure di non ottenerli alle scadenze contrattuali (necessità di ristrutturazione del debito).

Per affrontare tale evenienza l’istituto bancario deve avere un patrimonio adeguato ad assorbire le perdite garantendo solvibilità.

Proprio per tale funzione essenziale esso è il riferimento di molte normative di vigilanza prudenziale.

Nello specifico, gli accordi di Basilea e i principi contabili applicati (IFRS9), obbligano le banche ad accantonare quote di capitale dimensionate in base al rischio dei rapporti di credito che assumono, di fatto quindi tali accantonamenti sono un vero e proprio costo.

 

La Banca deve quindi procedere periodicamente, seguendo precise regole e prassi, ad una valutazione denominata Asset Quality Review (AQR), cioè la revisione della qualità del proprio attivo finalizzata a verificare se il capitale sia adeguato a fronteggiare la rischiosità dei vari impieghi (prestiti, titoli, ecc.).

 

Di conseguenza è di fondamentale importanza la valutazione iniziale e periodica del beneficiario di una linea di credito che, nella prassi bancaria, viene sintetizzata in un indicatore chiamato Rating, cioè un giudizio circa la capacità dell’impresa di adempiere in modo puntuale ai propri impegni.

Il Rating di fatto determina la possibilità e le condizioni di accesso al credito per una azienda.

L’analisi del rischio di credito periodica viene svolta su tre aree di indagine:

 

L’ANALISI ANDAMENTALE valuta i rapporti storici (36-48 mesi) dell’azienda con il sistema creditizio, generalmente attraverso la Centrale Rischi Banca d’Italia (CRBI) che è un sistema di rilevazione centralizzata dei rischi inerente le esposizioni (accordato o utilizzato) e le garanzie.

L’ANALISI QUANTITATIVA valuta, generalmente attraverso l’analisi del sistema di indicatori, gli aspetti reddituali, finanziari e patrimoniali della gestione aziendale, sia in termini storici (bilanci storici) che prospettici (budget, business plan, gestione della tesoreria).

Sinteticamente l’interesse della banca è teso a valutare, soprattutto in modo prospettico:

  • che l’azienda produca reddito che si trasforma in flussi di cassa (il profilo di liquidità è di fatto il più importante indicatore per la banca)
  • che il capitale sia ben investito in modo da generare reddito
  • che il debito sia equilibrato rispetto al patrimonio e rispetto all’EBITDA

L’ANALISI QUALITATIVA è rivolta soprattutto a valutare il modello di business, la governance aziendale, l’assetto organizzativo, il management, oltre ad indicazioni relative all’ambiente esterno (macro, settore, ecc.).

 

L’obiettivo della banca verso l’impresa non è quindi l’azzeramento dei rischi che potrebbero condurre alla crisi, che peraltro è connaturata alla vita aziendale, ma avere di fronte una realtà ben gestita e affidabile.

La banca può quindi rischiare con l’impresa che:

  • abbia un modello di business adeguato alla complessità dell’ambiente in cui opera
  • strutturi un assetto organizzativo (governance) adeguato all’identificazione, monitoraggio e gestione dei rischi in modo da agire tempestivamente per affrontare la crisi
  • utilizzi strumenti di pianificazione non solo economica, ma anche e soprattutto finanziaria e di tesoreria in grado di elaborare scenari diversi così da favorire l’assunzione di decisioni tempestive ed efficaci
  • attui in modo continuativo una comunicazione dei piani aziendali e dei dati economico-finanziari affidabili in grado di ridurre le asimmetrie informative.

Il Team Hive Value valuta la situazione aziendale (assessment) e supporta l’imprenditore nell’attuazione di un modello (action plan) di cui beneficerà innanzitutto l’impresa e favorirà la partnership con il sistema bancario e quindi l’apporto della liquidità necessaria allo sviluppo aziendale.

 

Per affrontare la situazione causata dalla pandemia, le imprese hanno e avranno bisogno di liquidità.

Nel prossimo articolo parleremo di cosa fare nell’immediato.