Per far crescere l’impresa, soprattutto nella complessità di cui abbiamo parlato, è essenziale che ci sia qualcuno che abbia interesse a mettere il capitale necessario.
Comprendere il perimetro di questo interesse è fondamentale.
L’imprenditore innanzitutto ha interesse che la sua idea si realizzi, che la sua impresa si sviluppi nel tempo e che il capitale che ha investito cresca.
Per raggiungere questo obiettivo non può fare a meno di “partner” che, insieme a lui, abbiano interesse a mettere a disposizione il denaro di cui l’impresa ha bisogno.
Banche, operatori fintech e investitori di varia natura sono aziende che hanno come obiettivo quello di impiegare capitali in attività in grado di accrescerne il valore, hanno quindi un interesse definito dalla loro mission a diventare partner dell’impresa.
Volendo concentrarci sul partner bancario (parleremo prossimamente degli altri soggetti) si può affermare che:
- la banca “deve” mettere i propri capitali a disposizione dell’impresa ma, come qualunque azienda, ha regole e prassi precise per affrontare il rischio che la sua attività comporta.
- l’imprenditore deve conoscere perfettamente come la banca opera e deve gestire l’azienda secondo un assetto organizzativo adeguato a valutare e affrontare i rischi comunicando costantemente con la banca.
Il rischio per la banca rispetto agli impieghi (linee di credito) risiede nella possibilità di non ottenere capitale e/o interessi (fallimento del beneficiario) oppure di non ottenerli alle scadenze contrattuali (necessità di ristrutturazione del debito).
Per affrontare tale evenienza l’istituto bancario deve avere un patrimonio adeguato ad assorbire le perdite garantendo solvibilità.
Proprio per tale funzione essenziale esso è il riferimento di molte normative di vigilanza prudenziale.
Nello specifico, gli accordi di Basilea e i principi contabili applicati (IFRS9), obbligano le banche ad accantonare quote di capitale dimensionate in base al rischio dei rapporti di credito che assumono, di fatto quindi tali accantonamenti sono un vero e proprio costo.
La Banca deve quindi procedere periodicamente, seguendo precise regole e prassi, ad una valutazione denominata Asset Quality Review (AQR), cioè la revisione della qualità del proprio attivo finalizzata a verificare se il capitale sia adeguato a fronteggiare la rischiosità dei vari impieghi (prestiti, titoli, ecc.).
Di conseguenza è di fondamentale importanza la valutazione iniziale e periodica del beneficiario di una linea di credito che, nella prassi bancaria, viene sintetizzata in un indicatore chiamato Rating, cioè un giudizio circa la capacità dell’impresa di adempiere in modo puntuale ai propri impegni.
Il Rating di fatto determina la possibilità e le condizioni di accesso al credito per una azienda.